In 30 secondi:
- piacere, Deinfluencer!;
- Deinfluencing: di necessità virtù;
- TikTok, #DidntMakeMeBuyIt.
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Influencer o Deinfluencer, questo è il dilemma dei brand delle ultime settimane. Sai di cosa stiamo parlando?
Probabilmente sì: in fondo, di questa nuova tendenza ne è pieno il mondo (dei social). E proprio i brand – come il tuo – dovrebbero stare alla larga da chi descrive il Deinfluencing come “una minaccia per la Creator Economy“.
Scrolla e capirai…
Cos’è il Deinfluencing?
Neologismo di recentissima diffusione (correva l’anno 2020), il Deinfluencing è un fenomeno sempre più diffuso sui social in cui i Deinfluencer – i protagonisti di questa controtendenza – vogliono convincere la propria community a non acquistare un prodotto o servizio. Una strategia?
No, è una necessità.
Il Deinfluencing, infatti, nasce dalle preoccupazioni dei giovanissimi – la generazione degli attivisti – di voler ridurre l’impatto ambientale e contrastare l’eccessivo consumismo. Pensa che il 77% della Gen Z preferisce prodotti e servizi che rispettano l’ambiente.
E c’è di più: il Deinfluencing sta diventando sempre più popolare tra i giovani che spesso si sentono sotto pressione a seguire le tendenze e le mode promosse sui social media. Il Deinfluencer, infatti, antitetico dell’Influencer, afferma di essere più onesto e di non avere nessun vantaggio nello sconsigliare un prodotto che ha personalmente testato.
Per farla breve, quindi, potremmo dirti che il termine “Deinfluencing” è l’opposto dell’Influencer Marketing. Ma è davvero così?
Deinfluencing: dalla parte delle NewGen e dei brand leali
Nonostante il prefisso “de” indichi “allontanamento” o “privazione”, non ce la sentiamo di dirti che il “deinfluencing” fa a pugni con l’Influencer Marketing. Anzi…
Pensaci bene: i Deinfluencer, persuadendo le loro community dall’evitare di comprare un prodotto o un servizio, non le stanno (forse) influenzando a non compiere un’azione?
E questo è proprio il principio dell’Influencer Marketing: consigliare, condurre a una scelta e non ad un’altra. Concordi?
Quindi, dicevamo: “Il Deinfluencing è una minaccia per i brand”? Tutto il contrario: per le aziende che promuovono prodotti e servizi in modo trasparente (come NewGen docet), il Deinfluencing può rappresentare solo un’opportunità in più per raggiungere una fetta di pubblico consapevole e critico, guadagnare facilmente la sua fiducia e fidelizzarlo.
E poi i “consumatori di oggi” li conosciamo: le nuove generazioni. Il 55% della Gen Z, ad esempio, si assicura che la RSI (responsabilità sociale d’impresa) di un brand sia in linea con la propria, prima di effettuare un acquisto.
Il tuo brand, quindi, ha “soltanto” bisogno di attivare personalità capaci di diffondere messaggi autentici: questo consentirà al tuo marchio una crescita più organica.
Qualità o quantità: cosa scegli per il tuo brand?
TikTok, la fabbrica dei Deinfluencer
Hey Google, play “ogni nuova tendenza nasce sempre su TikTok”. Il Deinfluencing, infatti, è già un tormentone sulla piattaforma dei nativi digitali. Anzi, è nato proprio lì.
- 353,1M le volte in cui l’hashtag #deinfluencing è stato visualizzato su TikTok;
- 3.2B di views per l’hashtag #dupe, abbreviazione di “duplicato”: indica la versione economica di un prodotto che, però, somiglia a quella più costosa.
Ed è proprio “alternativa” la parola chiave che identifica il movimento del Deinfluencing. Infatti, i video su TikTok – nonostante siano pieni di consigli su come identificare i messaggi pubblicitari nascosti e come fare scelte di acquisto più consapevoli – promuovono le alternative più economiche di prodotti e servizi di fascia alta.
Tra i nomi portavoce di questo movimento sono ormai famosi quelli di @alyssastephanie (132,1K follower), @valeriafride (15.6K follower), @shelbizleee (267,1K follower), con un video di denuncia visualizzato 100 milioni di volte, e @maddiebwells (303,1K follower), la prima – nel 2020 – a recensire negativamente i prodotti “scarsi” di Sephora (di cui era ex-dipendente).
Come influenzano i Deinfluencer? Pubblicando le liste dei prodotti che non acquisteranno né ri-acquisteranno e smontando tutte quelle recensioni eccessivamente entusiaste.
Non è forse il Deinfluencing esso stesso l’Influencing (Marketing)?
@shelbizleee we all know how horrific fast fashion is but this cycle of fast make up leads to A LOT of waste & a lot of people exploited along the way. Just for most of it to end up going to landfill. #wasteofmoney #deinfluencing #anticonsumerism #fastfashion #fastmakeup
Noi, invece, non siamo né Influencer né Deinfluencer, ma vogliamo suggerirti di cliccare qui se hai voglia di ottimizzare le strategie di marketing del tuo brand, far emergere i valori della tua azienda e diffonderli tra le nuove generazioni.